giovedì 15 luglio 2010

Da Casarsa ai Giovanissimi del Milan

CASARSA - Pianeta giovani. Un pordenonese sul tetto d'Italia con la squadra Giovanissimi Nazionali del Milan, di cui è il capitano. È Bryan Cristante, nato nel marzo 1995. Ha un cognome e arriva da una terra ormai famosi. L'omonimo e più esperto Filippo, partito a suo tempo dalle sponde del Livenza (Sacilese) è ancora alfiere dell'Ancona. Lui, invece, è appena agli inizi. Ma il suo primo anno a Milanello l'ha coronato con 8 gol stagionali e con lo «scudetto» battendo in finale i pari età della Roma. Sia Filippo che Bryan (non sono parenti) hanno uguali natali: sono entrambi di San Giovanni di Casarsa.
E da Casarsa, nel vivaio gialloverde, è partito il centrocampista il centrocampista con la stella portata in bacheca dopo quasi quattro lustri d'assenza.
Bryan ha mosso i primi passi sotto la guida di Gigliante Castellarin, oggi tecnico nelle giovanili della Sanvitese, che per la stagione 2010/11 potrà avvalersi anche dei mister Mauro Brusadin e Michele De Rosa (entrambi con un trascorso sia nella Sacilese che nel Pordenone).
Il giovane Cristante, dopo la parentesi gialloverde, è passato alla Liventina Gorghense sotto gli occhi vigili del maniaghese Alberto Romano, che pare avere un fiuto infallibile nel forgiare giovani promesse. «Un grande - afferma il quindicenne, studente liceale con la passione del calcio - così come lo è stato Gigliante, che mi ha insegnato i primi rudimenti».
Una passione, la sua, ereditata da papà Walter già valente portiere dell'allora Sas Casarsa. «Un po’ lui, un po’ io ed eccomi qui a gioire ancora per quel titolo italiano conquistato. Eppure al Milan è approdato la scorsa stagione, dopo una partita amichevole tra i portacolori di Milanello e la stessa Liventina Gorghense, sua «affiliata» ormai tradizionale. «Quando sono stato chiamato - ricorda ancora Bryan - quasi non mi reggevo in piedi dall'emozione. Era il coronamento di un sogno anche se i sacrifici da fare sono tanti. Credetemi, però, non mi pesano assolutamente e spero tanto di continuare il percorso di formazione. Di risvergliarmi dal sogno il più tardi possibile. C'è davvero tanto da imparare, ma il calcio mi piace ed essere al Milan è come toccare il cielo con un dito».
Diviso tra studio e allenamenti, c'è ben poco spazio per il divertimento. Bryan alza le spalle, non gli importa. Gli basta allenarsi, giocare e stare alle regole. Poi, se sono rose fioriranno. Intanto anche i piccoli pordenonesi crescono.
(dal Gazzettino di Pordenone del 15/07/2010)

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